A
MALINCUORE
Ieri
la pioggia e la grandine, stamattina il cielo azzurro con il monviso
sullo sfondo, oltre il muro ed il filo spinato; fa freddo ma il sole
prova a scaldare i pochi migranti rimasti al Foro Boario. Alle prime
luci dell'alba tanti erano partiti in bicicletta per andare a
lavorare. Intorno al rubinetto dell'acqua i soliti ratti sgradevoli
danno il buon giorno a chi esce da sotto i tendoni, sbadiglia, si
stira e comincia una nuova giornata di incertezze e speranze.
Jusef
stende al sole i suoi documenti e un paio di pantaloni che si sono
bagnati durante la notte, compaiono coperte e materassi ormai
irrimediabilmente consumati e sporchi.
E'
una mattina di attesa, alle 14,30 verranno a smontare la tenda
principale, su circa 50 persone al Foro Boario, ufficialmente 21
hanno un contratto, 15 di questi sono stati convinti a trasferirsi
alla Maison Blanche vicino al cimitero dove hanno preso il posto di
chi è stato convinto invece ad andarsene perchè sprovvisto di un
contratto. Così sta scritto su un foglio bilingue italiano/francese,
anch'esso bagnato e scolorito: carta intestata del comune, firmata
dal sindaco, quindi bisogna rispettare le scadenze imposte e
andarsene. In pochi hanno portato via la loro roba dalla tenda, forse
con la speranza di trovarla ancora lì al suo posto, stasera.
La
presenza solidale degli antirazzisti, lo striscione “Dignità agli
immigrati” che ormai da settimane saluta chi arriva, una scritta
ironica sul muro della vergogna: “Grazie per la calorosa
accoglienza”, una pattuglia dei carabinieri fa un giro di
perlustrazione e se ne va. In mezzo alla strada una “minacciosa”
installazione di bottiglioni di plastica per l'acqua, 3 pezzi di
marciapiede che intralciano il passaggio, un cartello di divieto di
transito e le transenne lasciate dagli operai del comune a settembre.
Alle
14 cominciano ad arrivare, nell'ordine: la camionetta della
Protezione Civile,
le
pattuglie dei carabinieri, i vigili urbani, i carabinieri in
borghese, il furgone del proprietario della tenda, il sempre più
prode assessore, gli operai del comune. Gli obiettivi dei giornalisti
presenti sono puntati sul ring.
Il
proprietario della tenda e la figlia assai determinata sono mandati
in avanscoperta dai carabinieri per tentare di convincere i migranti
e gli antirazzisti a lasciare libero il passaggio; nulla di fatto,
ovviamente: è chiaro che le suddette persone sono incolpevoli,
rimaste incastrate in un'operazione di cui hanno colto solo in parte
i contorni. Qualcuno chiede addirittura scusa per il disguido
arrecato.
I
carabinieri allora decidono di intervenire spostando le transenne e
rimuovendo malamente gli striscioni, invitano gli antirazzisti ad
andarsene con le buone maniere altrimenti saranno costretti ad agire
d'autorità. Le solite intimidazioni, accuse agli antirazzisti di
aver strumentalizzato i migranti, argomenti inconsistenti.
Ma
neppure i carabinieri sono gli interlocutori giusti, la situazione è
stata determinata dalle scelte del comune ed è il sindaco o chi lo
rappresenta a doversi pronunciare.
I
carabinieri si ritirano, i giornalisti scattano fotografie e prendono
appunti, non tutti gradiscono la loro presenza.
Entra
in scena l'assessore. La discussione è accesa, i toni si alzano ma
ognuno può esporre le proprie ragioni. La richiesta è semplice: la
tenda deve rimanere fino a fine ottobre, data stabilita per la
chiusura della stagione della raccolta, oppure il sindaco si assume
la responsabilità politica di ordinare lo smontaggio della tenda, in
ogni caso, senza trovare una alternativa a chi viene lasciato a
dormire al freddo. Dopo un lungo negoziato l'assessore accetta la
richiesta e si apparta per consultarsi telefonicamente con il
sindaco. I soliti giochetti della politica: il sindaco,
vergognosamene, si assume la responsabilità di ordinare lo
smontaggio della tenda ma l'assessore si impegna a trovare qualche
tenda sostitutiva.
Non
resta altro che accettare, un po' a malincuore. I migranti presenti
sono pochi, chi lavora non è ancora tornato, difficile resistere.
Un
camion rosso fiammante arriva trionfante per caricare i pesanti
pannelli della tenda mentre gli operai entrano per portare via
materassi, coperte, indumenti. Volgari, o semplicemente razzisti, i
commenti di alcuni sul presunto stato di degrado della struttura:
“Già li aiutiamo, questi neri, almeno un po' di riconoscenza. E
invece sono solo degli incivili, avranno perfino cagato dentro la
nostra bella tenda!”
E'
ormai sera quando il camion se ne va e, mestamente, antirazzisti e
migranti montano tende di fortuna per la notte. Fa un freddo cane, i
corpi si scaldano intorno ai fuochi, i soliti ratti sgradevoli si
aggirano indisturbati, non li vedi ma ci sono, nascosti dal buio
pesto.
Ancora
una volta, l'arroganza ed il cinismo del potere...
Saluzzo,
16 ottobre 2012
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