sabato 4 agosto 2012

MIGRANTI A SALUZZO: situazione al 30 luglio



Gli Invisibili



Comitato Antirazzista Saluzzese



Sono oltre 100 gli africani accampati fuori dal recinto del Foro Boario, all’interno del quale il comune ha voluto montare il tendone per sistemare altri 35 migranti trasferiti il 18 giugno scorso dopo il “trasloco condiviso” dalla stazione ferroviaria.
Erano 38 il primo luglio, in un mese sono aumentati: alcuni sono facce conosciute l’anno scorso al dormitorio Caritas, alla casa del cimitero, nell’ex magazzino della stazione, sono arrivati perché chiamati dal datore di lavoro oppure perché sapevano che il piano accoglienza previsto dal comune cominciava proprio il primo luglio; altri sono a Saluzzo per la prima volta, stupiti dalla situazione che hanno trovato, alla ricerca disperata di una coperta per la notte, di una bicicletta per uscire alla ricerca di un ingaggio.

Dormono sui cartoni, sotto un telo di plastica recuperato da una serra, senza corrente elettrica, senza acqua, senza docce e servizi igienici, la solita cucina improvvisata. In questi ultimi giorni è comparsa qualche tenda rattoppata, nonostante gli sforzi per tenere pulita l’area, i sacchi di immondizia si accumulano inesorabilmente perché la raccolta porta a porta non è certo prevista dove pareti e porte non ci sono. Nelle notti di pioggia passano all’interno del recinto per trovare riparo sotto il tetto del Foro Boario, riempiono secchi e taniche di acqua ad una fontana assai distante, fanno i turni per fare la doccia nell’unico bagno disponibile anche per i loro compagni (relativamente) più fortunati del tendone comunale (1 doccia per 35 persone è già molto poco, figuriamoci se si aggiungono anche gli “esterni”). Come sempre ossessionati dai controlli pressochè quotidiani dei carabinieri.
Tra loro circa 20 hanno un contratto, lavorano 10 ore al giorno, fanno lunghi spostamenti in bicicletta, poi tornano sui loro cartoni, ore di coda per attendere il turno doccia, mangiando quello che sono riusciti a procurarsi dividendo le spese con qualche compagno.
Occupano uno spazio dove di solito trovano posto gli animali per le contrattazioni e le fiere.
Sono tanti, tantissimi, eppure sono invisibili!
L’ex magazzino della stazione ferroviaria non era dignitoso, ne’ dentro ne’ fuori. Ma soprattutto era visibile, era in centro città, rischiava di rovinare l’immagine di una Saluzzo pulita, ordinata e benestante, la sua presenza dava fastidio a qualche vicino e turbava il sonno ai politici locali. Hanno scelto di raderlo al suolo per dare un segnale forte, un modo come un altro per cercare di risolvere il problema, certo il modo più semplice e sbrigativo.
Adesso i migranti sono ai margini, lontano dalla vista dei cittadini, in condizioni forse peggiori di prima, disperati perché le possibilità di trovare un lavoro si assottigliano; esistono solo per qualche cittadino di buon cuore, per qualche associazione umanitaria che porta loro un po’ di cibo, per chi, da sempre, ha scelto di stare al loro fianco per ascoltare, comprendere, condividere, agire insieme per il cambiamento di una condizione insopportabile. La condizione di migrante ai tempi della crisi, la condizione di chi non ha un lavoro e una casa, la condizione di chi è ostaggio della burocrazia e di leggi ingiuste, la condizione di estrema precarietà esistenziale che non appartiene più soltanto a chi arriva da un altro paese.
Ormai dovrebbe essere chiaro che il saluzzese, come Foggia, come Rosarno, è una delle tappe della migrazione interna di coloro che sono costretti a restare ai margini di un sistema economico in difficoltà, così come dovrebbe essere altrettanto chiaro che senza migranti qui la frutta non si raccoglie. Ma l’accoglienza dei lavoratori è anche e soprattutto un dovere di chi ha bisogno di quei lavoratori a buon mercato per la propria attività di impresa, l’accoglienza degli esseri umani, indipendentemente dal colore della pelle, è un dovere della società civile e delle istituzioni che dovrebbero rappresentarla.
Continuiamo a chiedere dignità per i migranti, tutti! E non vogliamo più sentirci rispondere che si fa quel che si può, che non ci sono i soldi, che chi lavora è bene accetto e gli altri se ne devono andare, che se si aiutano troppo gli africani poi gli italiani si lamentano. Altrimenti diciamo chiaramente che consideriamo normale che una persona dalla pelle nera possa vivere in condizioni impensabili per qualsiasi persona dalla pelle bianca.

Saluzzo, 30 luglio 2012

Comitato Antirazzista Saluzzese

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