Un po’ di cronaca
Con grande sollievo dell'amministrazione comunale anche quest'anno è calato il sipario su quella che continua ad essere chiamata “emergenza immigrati” ma che ormai da 3 anni è una realtà che si ripete nei mesi estivi fino alla chiusura della raccolta dei kiwi.
I fatti sono noti: una massa di migranti, in maggioranza africani, arriva a Saluzzo in cerca di lavoro come braccianti agricoli, alcuni trovano un letto presso la Casa di Accoglienza della Caritas o la ex casa del custode del cimitero in via della Croce, tutti gli altri si fermano alla stazione ferroviaria che diventa così un affollato ricovero d'emergenza.
A giugno la Caritas già aveva allestito un dormitorio per circa 50 persone, il comune confermato i 18 posti dello scorso anno; a parte un timido segnale da Scarnafigi, nessuna risposta concreta dai comuni limitrofi a vocazione agricola, Lagnasco in testa.
Risultato: a luglio erano 80 le persone accampate intorno al magazzino dismesso a fianco della stazione.
L'intervento del Comitato Antirazzista durante il consiglio comunale del 5 luglio suscita reazioni contrariate ma serve ad attirare l'attenzione su un problema reale: la condizione umiliante di tante persone costrette a dormire per terra su dei cartoni senza prospettiva di un tetto e un letto. Si chiedono soltanto “dignità e diritti per tutti i migranti” e si dice “no agli sgomberi” per evidenziare la necessità di trovare una soluzione alternativa.
Soluzione alternativa che non arriva e durante tutto il mese si susseguono iniziative solidali assai partecipate e spontanee: raccolta coperte e indumenti, allestimento della cucina, assistenza medica, legale e sindacale, assemblee, momenti di festa e di incontro. In maniera del tutto autonoma, senza chiedere niente a nessuno, pur sempre in collaborazione con la Caritas nel rispetto delle diversità di intenti e di operare.
A fine luglio il numero degli occupanti è ancora in aumento, la situazione è assai precaria sotto tutti i punti di vista. Il comitato lancia allora un appello sottoscritto da numerose sigle della società civile: ANPI, ARCI, Libera, Sindacati, associazioni culturali, artisti, etc... Grande eco sui giornali, si muovono i comuni di Revello e Verzuolo e anche il comune di Saluzzo si sente in dovere di fare qualcosa. La soluzione migliore è quella di chiedere alle ferrovie di aprire il magazzino e permettere ai migranti di entrare. Soluzione che piace al sindaco al quale sta molto a cuore il progetto del Movicentro e l'accordo con RFI, la società proprietaria dell'immobile, per lui rappresenta un passo avanti nelle trattative.
L'interno viene liberato e pulito da tanti volontari e dai ragazzi africani stessi; il comune manda due operai con un camion per recuperare letti e materassi dal collegio delle Orsoline ma soprattutto si preoccupa di delimitare l'area con reti da cantiere e transenne. Viene imposta la scadenza assurda del 15 settembre sostenendo che essa è stata concordata con la Coldiretti (?). Nessuno prende sul serio tale data ma il sindaco si fa intervistare per comuncarla ufficialmente ai giornali
La festa organizzata dai migranti e dal comitato il 6 agosto provoca la reazione contrariata dell'amministrazione che richiama il comitato stesso ad una maggiore collaborazione con l'istituzione: la stazione deve essere soltanto un dormitorio, non bisogna disturbare i vicini e poi non c'è nulla da festeggiare, gli africani sono qui per lavorare!
E' chiaro che infastidisce i politici il percorso intrapreso dagli antirazzisti e dai migranti diretto ad affermare il ruolo attivo di questi ultimi, la loro soggettività e titolarità di diritti, non soltanto braccia per l'agricoltura locale o destinatari passivi di interventi di assistenza e beneficenza.
Ruolo attivo che spiazza ed emerge in occasione dell'incontro per ottenere una proroga alla scadenza del 15 settembre quando il comitato subordina la propria presenza a quella di una delegazione di migranti. L'assessore Risso in rappresentanza del comune propone 15 giorni in più, tutti chiedono almeno fino alla fine di ottobre, sottolineando l'importanza di non legarsi troppo ad una data ma piuttosto ragionare sulla fine effettiva della stagione, raccolta, pagamenti, buste paga.
La negoziazione paga e si ottiene quanto richiesto. La Caritas invia al sindaco una relazione dettagliata della situazione, sottolineando il ruolo attivo del Comitato Antirazzista e di tanti volontari coinvolti a vario titolo. Non si saprà più niente, né la risposta dei dirigenti RFI tanto meno nessun documento scritto da parte dell’amministrazione comunale attestante la disponibilità dell’edificio.
Nel frattempo il “tetto provvisorio” è diventato un crocevia di relazioni, luogo di integrazione ed esperimento concreto di autogestione. Fuori gli schiamazzi della movida estiva, qualche cassonetto a fuoco, una rissa e l’aggressione ad un agente della polizia municipale, i soliti tragici incidenti del sabato sera. Alla stazione, nel cuore della città, per oltre 4 mesi hanno convissuto oltre 80 persone di differenti nazionalità senza che nulla di eclatante accadesse. Alla faccia di chi considera l’immigrazione soltanto un problema di ordine pubblico.
Dopo le pesche e le mele, a metà ottobre è iniziata la raccolta dei kiwi e già chi non aveva la prospettiva di lavorare ha lasciato Saluzzo. “Fino all’ultimo kiwi” per noi era il modo ironico di affermare la necessità di essere elastici rispetto alle scadenze che invece la burocrazia impone e basta. Una iniziativa per augurare a tutti di trovare ancora lavoro per qualche giorno e organizzare con calma le partenze. Tanti eravamo alla stazione a vedere il bel film africano “Moi et mon blanc”, tantissimi alle partite di calcio, alla cena, a ballare agli impianti sportivi dell’Auxilium Saluzzo.
Anche in quest’occasione l’amministrazione ha dato qualche segno di inquietudine, dimostrando certamente scarso senso dell’umorismo ma soprattutto rivelando quanta fretta avesse di chiudere una vicenda vissuta fin dall’inizio soltanto come una rogna da tenere sotto controllo per non compromettere delicati equilibri interni alla maggioranza di centrosinistra e il rapporto con le opposizioni; per evitare scandali sui giornali, per non tirare in ballo le responsabilità dei datori di lavoro e dell’organizzazione che li rappresenta.
Avere il coraggio di fare delle scelte significherebbe semplicemente dare un contributo di civiltà all’interno della comunità locale. E invece per tutto ottobre non si è fatto altro che ricordare la scadenza di fine mese per sgomberare la stazione, chiudere la casa del cimitero, cercare di allontanare chi non lavorava. Chi ha voluto incontrare, condividere, mettersi in ascolto, sapeva che la realtà era un po’ diversa.
Epilogo
La stazione si è andata svuotando, tante partenze in pochi giorni. La richiesta di chi restava era di prorogare di qualche giorno, solo qualche giorno, al massimo una settimana, la chiusura del dormitorio per finire la raccolta e prendere i soldi o semplicemente per organizzarsi e andare altrove o aspettare un compagno di viaggio.
Nessuna intenzione di fermarsi oltre lo stretto necessario in un posto che, si badi bene, non era un hotel di lusso ma un magazzino fatiscente senza vetri alle finestre, senza acqua e senza servizi igienici. Altro che “progetto accoglienza” e “operazione culturale” esibiti dall’assessore e dal sindaco.
E allora la castagnata organizzata il 30 ottobre sarebbe stata occasione per portare un po’ di calore, per un ultimo saluto e darsi l’arrivederci all’anno prossimo; la chiusura di un percorso chiaro, coerente, iniziato il 19 giugno con la festa durante la quale avevamo dato il benvenuto a chi stava arrivando in città.
Ma l’amministrazione comunale aveva fretta, molta fretta di chiudere, per rispettare l’accordo con le ferrovie, unica cosa veramente importante.
L’assessore Risso arriva in stazione per ricordare che il giorno dopo tutti se ne devono andare, dalla stazione e dalla casa del cimitero, solo la Caritas resterà aperta fino al 4 novembre, al massimo si può tollerare qualcuno fino al mattino del 2 novembre visto che in mezzo c’è la festa dei Santi. Gli operai del comune sono già stati allertati, la ditta Aimeri è pronta con i suoi mezzi per ripulire l’area. Nessuna negoziazione pare possibile.
Nonostante le vibranti proteste, l’assessore chiede l’elenco dei presenti e se ne va dando appuntamento per il giorno dopo.
Lunedì 31 alle 19 il sindaco e il suo prode assessore arrivano alla stazione. Il piazzale è affollato di migranti e cittadini solidali, il clima è ostile. Le autorità comunali sono venute a ribadire la chiusura del dormitorio, a chiedere l’elenco di coloro che ancora sono presenti e i numeri di telefono dei datori di lavoro per sollecitare i pagamenti, ben sapendo che questa via è impraticabile perché alcuni lavorano in nero, molti hanno contratti con scadenze solo formali, tutti hanno paura di esporsi personalmente con i padroni.
La controproposta, emersa durante l’assemblea di domenica sera, è: nessun elenco, mantenere aperto il dormitorio ancora pochi giorni per permettere a tutti di organizzare la partenza.
Da parte del comune non c’è l’intenzione di trattare: bisogna rispettare i patti, tutti se ne devono andare.
La reazione vivace dei presenti irrita il sindaco che se ne va apostrofando gli antirazzisti. “Siete degli irresponsabili e speculate sulla pelle degli immigrati!”.
Rimane l’assessore che fa ulteriormente arrabbiare i presenti con le sue affermazioni.
Il tira e molla va avanti per un bel po’: gli immigrati sono poco più di 40, 5 hanno già le valigie pronte e partiranno il giorno dopo, tutti gli altri hanno buoni motivi per restare.
Al rifiuto di fornire elenchi e fare distinzioni tra chi lavora e chi no (ancora, un’altra delle ossessioni del comune: devono dimostrare che loro si occupano soltanto di coloro che vengono a farsi sfruttare dai loro padroni), i posti disponibili presso la Casa di Accoglienza della Caritas da 10 diventano 20 poi 30.
Ancora una volta la Caritas è costretta a fare da stampella al comune. La casa del cimitero che doveva chiudere il 31 ottobre può rimanere aperta ed eccezionalmente ospitare 10 pesone.
Con il freddo, le giornate e soprattutto le notti alla stazione sarebbero state dure, non si chiedeva quindi il prolungamento indeterminato della permanenza ma soltanto qualche giorno in più per chiudere l’esperienza senza forzare i tempi e permettere a tutti di partire (più o meno) serenamente.
Da questo punto di vista l’arrivo dei carabinieri martedì mattina presto, giorno di festa, indipendentemente da chi li ha mandati, è stato percepito dai migranti come l’ennesimo segnale di ostilità da parte dell’amministrazione comunale.
Ancora una volta la presenza di tanti volontari ha facilitato il trasferimento presso la Casa di Accoglienza e la casa del cimitero nonché la pulizia dell’area, il contributo finale del comune al “progetto accoglienza” è stato quello di mandare gli operai a mettere catene, chiudere lucchetti e serrature mentre i potenti mezzi dell’Aimeri sgomberavano il piazzale dai resti di biciclette, reti, materassi e altre cianfrusaglie ammucchiati prima di andarcene …
Comitato Antirazzista e
Casa di accoglienza migranti via della Croce Saluzzo
braccianti stagionali
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